Estratto da “L’Amore Non Dimentica Nessuno” di Gary Renard
PURSAH: Quando le persone entrano in questo tipo di lavoro, spesso si concentrano sul fatto che la vita è un’illusione, ma non è su questo che ci si deve concentrare. Perché se è vero, ed è vero, che come vedi gli altri così vedi te stesso, questo vuol dire che se attraversi la vita guardando le persone e il mondo come un’illusione, alla fine penserai a te stesso, nella tua mente inconscia, come a un’illusione. Ti sentirai vuoto e privo di significato, e questo ti deprimerà. Ricorda, la tua mente inconscia traduce ciò che pensi degli altri in un messaggio di ciò che pensi di te stesso. Questo perché, anche se non ne sei consapevole, la tua mente inconscia sa tutto, incluso il fatto che c’è solo uno di voi che pensa di essere qui. Ecco perché tutto quello che pensi degli altri è davvero un messaggio da te a te, su di te. Questo è quello che la tua mente inconscia pensa. Quindi, se pensi che le persone siano delle illusioni, non potrai che pensare anche a te come a un’illusione.
Molti fanno questo errore. Anche l’induismo e il buddismo hanno sempre insegnato che il mondo che vedi è un’illusione – o è impermanente, come dicono i buddisti – e quindi, sono molte le persone in altri luoghi, inclusa l’India, che pensano alle cose in questo modo. In India, inoltre, ad aggravare il problema, c’è anche il sistema delle caste, sistema che considera un terzo della popolazione inferiore agli animali. Questa non ha diritti e non li avrà mai. Immagina che cosa può fare alla psiche di una nazione vedere un terzo del suo popolo come meno che umano!
Per fortuna in India ci sono anche molte persone che praticano un’idea che noi abbiamo preso in prestito da loro. Questa idea la vedi e la senti in molte chiese dell’Unità di questo paese. È l’idea del Namasté, che significa: “Il divino che è in me onora il divino che è in te.” Questo è certamente un passo nella direzione giusta, tuttavia esso non porta abbastanza lontano.
Quando dici: “Il divino che è in me onora il divino che è in te”, stai limitando quella persona a un piccolo frammento di tempo e di spazio. Stai rendendo reale l’individualità. Stai anche separando te stesso, come soggetto e oggetto. Ciò che “G” ha fatto è stato trascurare il corpo. Non è che gli occhi del suo corpo non vedessero l’illusione degli altri corpi. Ma lui aveva capito che non era con gli occhi del corpo che vedeva, perché in realtà, lui non era in un corpo. Sapeva che era la sua mente a vedere. Nel Corso lo esprime così: tu stai “… rivedendo mentalmente quello che è passato”. Per descrivere questo non c’è esempio migliore del raffronto con un film. Un film che è già stato girato, ed è già stato montato e completato. E ora tu lo stai guardando. E parte di ciò che stai guardando è il tuo stesso corpo! Il tuo corpo che è solo una parte della stessa proiezione dalla quale provengono anche tutti gli altri corpi che tu vedi.
Ora, invece di limitare la persona con la quale stai interagendo a quel piccolo frammento di tempo e spazio, potresti decidere di trascurare il corpo e fare ciò che ha fatto “G”: pensarla illimitata. Invece di pensare alla persona come se fosse una parte, puoi pensare a lei come al Tutto. Questo ti allontanerà dal punto focale di essere un’illusione e ti porterà a un risultato altamente positivo. Funzionerà. Ti farà risparmiare vite inutili. Se vedi ognuno come il Tutto, niente di meno che Dio, alla fine arriverai a sperimentare anche te stesso così. È questo che ha fatto “G”. Ha visto il volto di Cristo ovunque. Nel Corso “G” non è speciale. Dice che sei uguale a lui e che lo sperimenterai. E il modo migliore per sperimentarlo è vedere la realtà dello spirito in tutti quelli che incontri.